Primo Ateneo d’Italia ad adottare un regolamento sulla “doppia carriera” studente – atleta.
Borse di studio, premi, esoneri dalle tasse e punteggi aggiuntivi in sede di laurea, un modo per gratificare gli studenti che non rinunciano all’agonismo”
Corsi e ricorsi storici. Il 12 settembre 1979 Pietro Mennea poté prendere parte alla X edizione delle Universiadi, che si svolse a Città del Messico, perché studente di “Scienze politiche” all’Università La Sapienza di Roma. In quella gara, che Mennea vinse senza alcuna esitazione, il velocista originario di Barletta stabilì anche il record del mondo sulla distanza dei 200mt piani col tempo di 19secondi e 72centesimi: quel record resistette 17 anni. Ma rientrato a Roma, tra un ricevimento in suo onore e l’altro, Mennea fu esortato dai docenti a sostenere gli esami che ancora mancavano al completamento del piano di studio che lui stesso aveva composto. Un crudele controsenso, all’uomo più veloce del mondo veniva chiesto di mettersi al passo coi suoi colleghi. In seguito Mennea non solo si rimise al passo dei colleghi, ma divenne l’atleta italiano in possesso del maggior numero di titoli accademici: quattro lauree.
Questo aneddoto alla vigilia della XXVIII edizione delle Universiadi che si terrà a Gwangiu (Corea del Sud) dal 3 al 14 luglio prossimi, e dove si recheranno – tra i molti altri italiani impegnati in gara – anche gli studenti – atleti foggiani Francesco Bonsanto (schermidore, studente di “Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate” presso il Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università di Foggia); Martina Criscio (schermitrice, medaglia d’oro ai recenti Campionati nazionali universitari 2015 di Salsomaggiore Terme, studentessa di “Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate” presso il Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università di Foggia); Maristella Smiraglia (taekwondo, anche lei medaglia d’oro aiCNU 2015, studentessa di “Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate” presso il Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università di Foggia); e Veronica Erinnio (taekwondo, argento ai CNU2015, studentessa di “Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate” presso il Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università di Foggia).
Tra un esame e l’altro terranno certamente fede alle aspettative riposte su di loro, ma al tempo stesso la loro carriera universitaria va protetta dalle molte distrazioni (di natura agonistica) a cui potrebbe essere esposta. Questi quattro studenti – atleti, in Corea del Sud non rappresenteranno solo l’Università di Foggia e la Capitanata, ma la prova vivente del fatto che, al centro di un percorso studentesco o universitario, le ambizioni e i sogni sportivi possano e debbano essere coltivati parallelamente alla propria formazione.
La conferenza stampa. Non è stato casuale che proprio di fronte a questi quattro importanti atleti, ormai di spessore agonistico internazionale, l’Università di Foggia abbia scelto di presentare un’iniziativa che per coraggio (e concrete ricadute sulla vita di questi atleti) può ben dirsi storica. Primo Ateneo d’Italia a introdurre questa innovazione all’interno della propria disciplina didattica, l’Università di Foggia riconosce ufficialmente la cosiddetta “doppia carriera” degli studenti – atleti gratificandone gli esiti agonistici più importanti con borse di studio, premi, esonero dal pagamento delle tasse universitarie e ulteriori benefici eventualmente attribuiti in sede di laurea. L’iniziativa è stata presentata questa mattina presso la sede Coni a Foggia, non un caso – nemmeno la scelta del luogo da cui far partire questo importante messaggio, destinato non solo agli studenti – poiché Coni e Cusi hanno ufficialmente applaudito all’iniziativa ritenendola di sicuro interesse e di grandi prospettive. Ovvero, dopo l’Università di Foggia è abbastanza lecito attendersi che altri Atenei italiani adotteranno gli stessi provvedimenti.
«Chi fa sport – ha spiegato nel corso del suo intervento il delegato alle Attività sportive dell’Università di Foggia, prof.ssa Donatella Curtotti – dev’essere ritenuto un valore aggiunto. Sono stata un’atleta e studentessa io stessa, conosco sulla mia pelle i sacrifici che si fanno per coltivare quella che è la propria passione e al tempo stesso per non restare indietro con gli esami. Questo regolamento non semplifica la vita degli studenti rendendo il loro percorso più abbordabile e di conseguenza la loro preparazione più lacunosa, questo regolamento stabilisce che se uno studente, in una determinata cornice agonistica nazionale o internazionale, porta in alto il nome della propria Università e del proprio territorio, è giusto che riceva una gratificazione nei tempi e nei modi che abbiamo stabilito insieme a tutte le componenti che hanno collaborato alla stesura di questo provvedimento. L’Università di Foggia, questo è il suo merito maggiore, si è adeguata a delle linee guida dell’Unione Europea che ormai sono chiarissime e inequivocabili, e che vanno nella direzione del riconoscimento ufficiale della cosiddetta “doppia carriera”».
Le linee guida del regolamento. Rispondendo all’invito espressamente rivolto dall’Unione Europea (Resolution of the Council and of the Representatives of the Governments of the Member States, meeting within the Council, of 21 May2014 on the European Union Work Plan for Sport 2014-2017), il regolamento dell’Università di Foggia s’inquadra all’interno delle nuove politiche europeefinalizzate ad implementare la cosiddetta “doppia carriera”: politiche che intendono conciliare l’alta performance sportiva con la formazione scolastica ed universitaria. Lo scopo è ottimizzare l’impegno sportivo dello studente – atleta non pregiudicandone il futuro lavorativo a cui sarà chiamato quando la carriera sportiva sarà conclusa. Attraverso una fattiva collaborazione tra le istituzioni (Licei, Università, Coni, Federazioni e mondo del lavoro), l’Unione Europea più che opportunamente ritiene che si possano «individuare percorsi flessibili in grado di andare incontro alle necessità dell’atleta che, in ragione dei suoi impegni e dei suoi continui spostamenti, non può seguire i corsi scolastici come uno studente tradizionale».
L’exploit di UniFg, prima in Italia. Il regolamento ha ricevuto l’approvazione ufficiale da parte dell’Associazione Europea Atleta/Studente (EAS) – di cui l’Università di Foggia è stata la prima firmataria in Italia – che ne ha evidenziato «la perfetta aderenza alle linee guida europee sulla doppia carriera approvate nel 2012».Si ricorda che, in seguito ad una ricerca scientifica condotta dalle docenti universitarie proff. FlaviaGuidotti e Laura Capranica nel 2014, il sistema universitario italiano è stato ufficialmente riconosciuto come «molto limitato (rispetto agli altri sistemi europei) nel riconoscere un percorso didattico flessibile nei confronti degli atleti».
Il delegato del Comitato Coni Foggia, dott. Mimmo Di Molfetta, nel suo intervento ha parlato di «ritardo culturale e non solo normativo, visto che quella appena introdotta dall’Università di Foggia è una norma, anzi una legge, che negli Stati Uniti vige già da molti anni. Una legge su cui si basa tutta la meritocrazia sportiva e didattica dei college, che come si fa sono le più grandi officine di campioni di tutto il mondo. L’Italia la importa con notevole ritardo, ma fa davvero molto piacere sapere che la prima Università a farlo è stata quella di Foggia. Un risultato davvero straordinario di cui, come delegato del Coni Foggia, vado orgoglioso perché finalmente individuiamo anche nel mondo accademico quella sensibilità che serve per cambiare, proprio da un punto di vista culturale, il sistema sport in Italia».
Molto soddisfatto anche il presidente del Cus Foggia dott. Claudio Amorese, che ha salutato l’approvazione di questo regolamento come «una svolta storica per le Università italiane, resa ancora più storica dal fatto che l’UniFg è la prima in Italia ad affrontare un tema così delicato ed a farlo con così tanto coraggio. Gli studenti – atleti negli Usa rappresentano un patrimonio, poco alla volta per fortuna anche il MIUR si sta rendendo conto che prescindere dallo sport e dalla qualità socio-culturale del suo messaggio sarebbe un grave errore».